Abstract
L’analisi che propongo in questo contributo si inquadra all’interno di uno sfondo molto problematico nel pensiero aristotelico, perché la trattazione dei pathe nel De anima implica anche il problema rappresentato dal nous in Aristotele, dato che tra i pathe dell’anima lo Stagirita elenca anche il noein e, rispetto a questo particolarissimo pathos, conduce un’argomentazione molto faticosa e complessa. La tesi che qui voglio esporre è che la trattazione fisico-biologica dei pathe conferma il panorama aporetico riguardante l’intelletto, perché nasce ed oscilla tra due modelli compresenti nel De anima: 1. quello naturalistico-empirista: secondo il quale Aristotele afferma la stretta unità tra anima e corpo; 2. quello divino-antiempirista: secondo il quale Aristotele deve fortemente staccare il nous dal corpo, perché non può dire che sia mortale. L’analisi aristotelica dei pathe dell’anima mostra entrambi questi schemi e propone una soluzione che sembra innescarsi nel II schema, ma è in tensione con un’ulteriore soluzione che Aristotele indica, ma non percorre e che è testimonianza, invece, del I schema. In questa prospettiva, il pollachōs leghetai aristotelico diventa dunque un’indicazione metodologica che consiste nel mettere in gioco molteplici schemi interpretativi per spiegare una medesima realtà che si presenta in se stessa complessa e multiforme: essa può essere considerata da punti di vista diversi e, dunque, comportare conclusioni diverse, ma non contraddittorie o, come in questo caso, al limite della contraddizione.Date
2013-07-16Type
info:eu-repo/semantics/articleIdentifier
oai:ojs.www.seer.ufu.br:article/21660http://www.seer.ufu.br/index.php/EducacaoFilosofia/article/view/21660
10.14393/REVEDFIL.issn.0102-6801.v27n53a2013-p675a698